Giovanni Carandente  

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Giovanni Carandente (Napoli, 30 agosto 1920 – Roma, 7 giugno 2009) è stato un critico d'arte, collezionista d'arte e storico dell'arte, docente, dirigente e giornalista italiano.


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Biografia

Di origini modeste, nasce a Napoli da padre cuoco, e madre portinaia; rimane orfano di padre a soli otto mesi. Dopo la maturità classica si iscrive all'Università Federico II di Napoli dove segue le lezioni di Giuseppe Toffanin, Ernesto Pontieri, Costanza Lorenzetti e Salvatore Battaglia con cui si laurea nel 1944 con una tesi su Mattia Preti a San Pietro a Majella, pubblicata poi sulla rivista Brutium di Alfonso Frangipane. Quindi si trasferisce a Roma per seguire il Corso di perfezionamento in Storia dell'Arte.

Gli inizi della sua carriera si situano nella Roma del primo dopoguerra, alla scuola di eccelsi maestri quali Lionello Venturi, Pietro Toesca, Cesare Brandi, Mario Salmi, Erwin Panofsky e Giulio Carlo Argan.

La carriera

Ben presto Carandente si pone al servizio della tutela artistica presso alcune Soprintendenze:

Nel 1954 è a Roma, ispettore del settore mostre presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea dove rimarrà fino al 1960.

L'attività scientifica è affiancata dalla partecipazione al Primo Congresso in Italia dell'Associazione internazionale dei critici d'arte (AICA) nella quale svolge funzioni di Segretario generale (1957). Nel 1961 lascia la Galleria Nazionale per passare alla Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d'arte medievali e moderne per il Lazio. È direttore della Galleria nazionale d'arte antica di Palazzo Barberini, poi direttore del Museo nazionale di Palazzo Venezia. Contemporaneamente svolge attività di conservazione e divulgazione e dirige i restauri in importanti complessi pittorici di Roma e del Lazio.

Alterna attività critica, espositiva e scientifica. Di questo periodo è la pubblicazione di importanti opere come il Dizionario della Scultura moderna (1967), preceduta dai volumi sullo scultore statunitense David Smith (1964) e su Marino Marini (1966).

Si dedica all'insegnamento universitario all'Istituto di Architettura di Reggio Calabria dove insegna dal 1968 al 1975.

Nel 1974 viene nominato Soprintendente del Veneto: divide la sede in istituzionale, a Venezia, e organizzativa per il territorio, a Verona, dove crea un laboratorio di restauro.

Dal 1978 al 1980 è direttore dell'Università Internazionale dell'Arte a Venezia. Dal 1988 al 1992 è direttore delle Arti visive della Biennale di Venezia per la quale organizza una grandiosa mostra all'aperto dal titolo Le Sculture ai giardini (1988). Alcuni degli artisti presenti: Eduardo Chillida, Willem de Kooning, Mimmo Paladino, Lynn Chadwick, Antonio Ievolella, Louise Nevelson.

Cura l'organizzazione, l'allestimento e i cataloghi di numerose mostre tra cui:

In qualità di sensibile mediatore culturale, promuove i movimenti e gli autori stranieri più significativi, concentrando l'attenzione anche alla collocazione ed esposizione delle opere, scelte in prima persona con gli artisti stessi.

Come giornalista è collaboratore fisso del quotidiano Il Tempo con l'incarico di critico di argomenti artistici e teatrali. Nel 1973 scrive per Il Giorno e nel 1983 per La Stampa. Dal 1984 al 1988 collabora per Il Giornale di Indro Montanelli e dal 2002 per il Corriere della Sera.

Carandente nel mondo

Grazie a numerose borse di studio, fin da giovane può coltivare le sue ambizioni internazionali e la sua bramosia di conoscenza viaggiando e abitando per periodi più o meno lunghi all'estero: a Parigi, a Bruxelles, nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove, nel 1963, grazie al premio Leader's Grant, rimarrà quattro mesi, avendo così modo di visitare musei, gallerie, università e le maggiori collezioni private.

Ben noto in tutti gli ambienti nodali del mondo artistico contemporaneo, è amico dei massimi scultori e pittori del secolo come Marini, Henry Moore, Chagall, Joan Miró, Max Ernst, Calder, Balthus, Lynn Chadwick, Andy Warhol, Alicia Penalba, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Alberto Burri, i fratelli Basaldella Mirko, Dino e Afro, i fratelli Pomodoro Arnaldo e Giò, Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Carla Accardi, Mario Ceroli così come di grandi architetti, mercanti, direttori di Musei e collezionisti, fra loro: Carlo Scarpa, Renzo Piano, Ieoh Ming Pei, Henry McHilhenny e Peggy Guggenheim.

Carandente è molto popolare negli ambienti di Parigi, Berlino, New York. È noto anche in Unione Sovietica; si è potuto ammirare il frutto di tre anni di ricerche condotte nei musei e negli archivi sovietici nella grande mostra dell'Arte Russa e sovietica dal 1870 al 1930, da lui organizzata nel 1989 a Torino per conto della FIAT, della quale ha anche curato il catalogo: primo esempio di una ricostruzione storica delle avanguardie russe.

Durante il periodo di Presidenza di Giuseppe Saragat dal 1964 al 1971 svolge l'incarico di funzionario-accompagnatore ufficiale di Capi di Stato stranieri, per il Cerimoniale diplomatico della Repubblica. In questa veste fa da guida e da interprete a numerosi sovrani e presidenti di tutto il mondo: da Gorbaciov a Ceausescu, dal Maresciallo Tito a Mitterrand, dalla Regina Elisabetta II al Negus, al re Olav V di Norvegia, ai presidenti dell'Austria, Germania, Polonia.

Alla fine del 1988 la Regina Elisabetta lo ha insignito del titolo di Commander of the Order of the British Empire per premiarne il rilevante contributo nelle relazioni artistiche fra la Gran Bretagna e l'Italia.

Carandente e Spoleto

Lo stretto rapporto con Spoleto è durato circa cinquant'anni. Nel 1961, su invito del Museum of Modern Art di New York, organizza e allestisce la mostra Disegni americani moderni nell'ambito del IV Festival dei Due Mondi. La fiducia e la stima da parte del Museum avevano origine dalla fama che il giovane studioso si era conquistata negli Stati Uniti con le mostre organizzate a Roma, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna, di Jackson Pollock, Kandinskij, Malevič, Mondrian, Amedeo Modigliani, Gino Rossi e dei capolavori del Museo Guggenheim (New York).

Nel 1962 progetta e cura la mostra Sculture nella città, a cui partecipano 53 scultori di tutto il mondo, tra questi: Arnaldo Pomodoro, Henry Moore, Alexander Calder, Hans Arp, Pietro Consagra, Giacomo Manzù, Marino Marini, Nino Franchina, Kengiro Azuma, Ettore Colla, Leoncillo Leonardi, Franco Garelli, Quinto Ghermandi, Carlo Lorenzetti, Umberto Mastroianni, Luciano Minguzzi, Augusto Perez, Beverly Pepper, Lynn Chadwick, Mirko Basaldella, Ossip Zadkine, Francesco Somaini, Alberto Viani, David Smith e altri.

I maggiori artisti del XX secolo passeggiano per le vie di Spoleto incantati dalla bellezza del luogo. Alcuni di loro realizzano e donano alla città opere di grande mole, come il Teodelapio di Calder collocato davanti alla stazione ferroviaria. Con i suoi 18 metri d'altezza, è la prima scultura monumentale stabile del mondo.

Si tratta per Carandente di un lavoro immane. 104 sculture appaiono ovunque in città durante la V edizione del Festival dei Due Mondi: tra le case, sulle terrazze, nelle piazze, sotto le volte degli archi medioevali, lungo le pendici della Rocca Albornoziana. L'evento, definito leggendario dalla stampa internazionale, si configura come pietra miliare nella Storia della scultura del XX secolo. Per l'occasione Carandente invita il fotografo Ugo Mulas a ritrarre gli artisti durante la realizzazione delle loro opere; grazie a ciò l'avvenimento gode di un'ottima documentazione fotografica, che sarà utilizzata trent'anni dopo dallo stesso Carandente nel volume Una città piena di Sculture (1992).

Pietro Consagra scrisse: Template:Citazione

Altre collaborazioni con il Festival dei Due Mondi sono mostre sempre di grande rilievo: Disegni italiani, Undici artisti italiani, Arte canadese, Moore a Spoleto, Balthus: disegni e acquerelli. Ultima collaborazione nel 2008 con una significativa mostra su Pino Pascali e Leoncillo Leonardi.

Collabora fino alla fine con l'amministrazione comunale di Spoleto in occasione di mostre, convegni e incarichi istituzionali come la presidenza dell'Ente Rocca tenuta dal 1982 al 2001. Nel 2000 tale collaborazione viene suggellata con l'ordinamento e l'allestimento del museo successivamente a lui dedicato, Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive.

In tale occasione Carandente dona alla città la sua collezione di opere d'arte, (attualmente esposte al piano terra di Palazzo Collicola) frutto della sua intensa attività di critico e organizzatore internazionale e dei suoi contatti con i maggiori artisti del secolo scorso. Il lascito comprende anche la sua biblioteca d'arte moderna: circa 30 mila volumi d'arte contemporanea conservati nella biblioteca a lui intitolata.

Gli ultimi anni

Nonostante la sopraggiunta vecchiaia continua a lavorare alacremente: per Il Corriere della Sera tiene conferenze all'estero; cura il n. 184 di Art e Dossier su Manzù, cui seguirà nel 2004 il fascicolo n. 201 dedicato a Moore. Ritorna ancora su Eduardo Chillida, Alexander Calder, Giuseppe Gallo, David Smith e il fotografo Milton Gendel. Ricorda i quarant'anni di amicizia con Alberto Burri, scrive su Pomodoro, Mark Rothko, Pietro Consagra.

Nel 2008 è la volta di Afranio Metelli e subito dopo di Pino Pascali e Leoncillo nel rinnovato Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive. Nel 2009 cura la mostra antologica di Maurizio Mochetti, prepara l'introduzione al catalogo, ma non potrà essere presente all'inaugurazione il 27 giugno. Due giorni prima di morire lavora alla stesura del testo Calder e l'Italia per il catalogo della mostra romana dedicata all'amato scultore.

Muore a Roma il 7 giugno 2009. Dopo i funerali celebrati nel Duomo di Spoleto sotto gli affreschi di Filippo Lippi, viene accompagnato al cimitero e riposto accanto alla sorella Laura, a poca distanza dalla paleocristiana Basilica di San Salvatore.

Viene ricordato non soltanto come storico e critico dell'arte, nonché illuminato amministratore delle Belle arti, ma soprattutto in quanto promotore di arte attento e appassionato, scopritore di talenti, realizzatore di idee rimaste insuperate.




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